Mattia Favaretto, l'uomo degli ultimi secondi di gioco. Mattia ci svela i segreti per essere decisivi nel finale e la sua esultanza "muscolare".
Prima Ferrara poi Imola, una settantina di chilometri scarsi. Ottantuno per la precisione se le due bandierine come punto di partenza ed arrivo sono il PalaRuggi ed il Pala Vigarano.
Mattia Favaretto questa distanza abissale da fare a piedi l’ha fatta di corsa, da una parte all’altra del campo, per prendersi il tiro che ci ha portati in paradiso, primi in classifica. Contro Ferrara ricevendo palla da Busetto, contro Imola, prendendo il rimbalzo in difesa e via, forte come un tuono, potenza e rapidità, atletismo e tecnica raffinata per il canestro della vittoria a due secondi dalla fine.
Altre similitudini: lo stesso pettine dell’area, posizione appena defilata dalla lunetta, stesso modo di esultare, muscoli gonfiati verso la propria panchina. Abbiamo parlato anche troppo, la palla microfonata la passiamo a Mattia.
Mattia, raccontaci…
“Diciamo che tecnicamente parlando sono stati tiri simili anche se tatticamente non proprio uguali dato che comunque a Ferrara il coach ha avuto la possibilità di disegnare un gioco e noi l’abbiamo eseguito. A Imola invece non avendo avuto la possibilità di programmare l’ultima azione mi sono affidato totalmente al mio istinto” spiega Mattia Favaretto.
Ma un giocatore cosa prova dentro in questi momenti di trance agonistica moltiplicata all’ennesima potenza?
“In quei momenti secondo me una cosa che devi fare è liberare la testa, per quanto possibile, da tutta la pressione che ti può mettere il pubblico (che finalmente è tornato a vederci), i tuoi avversarsi ecc.. e ti concentri solamente sul gesto tecnico che stai eseguendo curandolo come meglio puoi, da quanto pieghi le gambe a come metti le mani sulla palla. Sono sicuramente momenti importanti di crescita sia per la squadra che si unisce sempre molto nei momenti di maggior tensione sia anche a livello individuale, fattori per cui comunque mi sento di ringraziare la società per la fiducia riposta in me”.
Ci siamo sbizzarriti sulla tua esultanza. Pozzecco, l’incredibile Lou Ferrigno che diventa verde perché si arrabbia (in realtà il dottor. David Bunner era interpretato da Bill Bixby)… ma l’essenza del tuo gesto la conosci solo tu… Ti va di spiegarcela?
“In realtà in quei momenti, almeno per quanto mi riguarda, avviene tutto in maniera naturale: non c’è una particolare forma di esultanza che mi “impongo” di fare in occasione dei momenti più decisivi della partita. Sicuramente la funzione del gesto non è “mostrare i muscoli” in sé, ma semplicemente scaricare tutta la tensione accumulata, in particolar modo durante partite punto a punto. Anche perché esultare in queste occasioni è, secondo me, una delle cose più belle del basket come dello sport in generale, a maggior ragione quando vedi i tuoi compagni esultare insieme a te”.
Mattia, si va verso Secis BCJ-Oderzo, si gioca venerdì al PalaCornaro alle 20,45. Gara secca, ci conviene archiviare il 2-0 per noi in campionato e la super prestazione casalinga prima del nostro mini lockdown.
“Sì assolutamente. A parer mio adesso non contano più nulla le partite giocate fino ad ora, sarà senz’altro una semifinale molto tosta sia dal punto di vista fisico che emotivo, trattandosi di un derby veneto. Ritengo Oderzo una squadra molto forte, come hanno dimostrato di esserlo tutte e quattro le squadre che hanno avuto accesso alle Final Four, e per questo penso che non ci sia assolutamente una favorita ma sarà solo il campo a poter giudicare chi si sarà meritato maggiormente la promozione. Quello che mi sento di dire è che sicuramente noi sia come squadra sia come giocatori singoli ce la metteremo tutta”.
Grazie Mattia, è stato bellissimo poterti intervistare per farci raccontare le tue magie di Ferrara e Imola. Noi le raccontiamo da fuori, ma è quello che provano i nostri giocatori dentro di loro che rendono speciale quello che facciamo.
Ufficio stampa Thomas Maschietto
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